L'influenza dell'ambiente urbano e naturale sul benessere psicologico.

 

Negli ultimi decenni sono significativamente aumentate le prove a sostegno dell’impatto
dell’ambiente sulla salute e sul benessere. La rapida urbanizzazione ha portato grandi cambiamenti, tra questi un incremento della prevalenza dei disturbi mentali maggiori.
Sono numerose le ricerche indipendenti che confermano gli effetti sfavorevoli sulla salute mentale della vita urbana. Nel 2011, Lederbogen e colleghi (2011) utilizzarono la risonanza magnetica funzionale per indagare per la prima volta come le aree celebrali siano influenzate dall’ambiente urbano. Durante i test vennero attenzionate in particolar
modo due regioni del cervello: l’amigdala e la corteccia cingolata anteriore perigenuale. L’attivazione dell'amigdala è risultata correlata alla dimensione della città in cui l’individuo attualmente vive, mentre l'attivazione della corteccia cingolata anteriore perigenuale al tempo trascorso in una grande città durante l’infanzia. La vita urbana, inoltre, influenza il collegamento funzionale tra l'amigdala e la corteccia cingolata anteriore perigenuale: coloro che, durante la crescita, avevano passato più tempo in un
grande centro urbano mostravano una minor connettività funzionale tra queste due regioni. Un ridotto collegamento tra amigdala e corteccia cingolata viene considerato un fattore di rischio per lo sviluppo di psicopatologie. Vivere in ambienti urbani è associato
a un maggiore rischio di sviluppare gravi disturbi mentali (Adrian Buttazzoni et al., 2021; Gruebner O. et al., 2017), gli abitanti delle città presentano generalmente percentuali maggiori di problemi psicologici, tra cui disturbi dell’umore (Kristine Engemann et al., 2020), disturbi d’ansia (Kristine Engemann et al., 2020) e schizofrenia (Kristine Engemann et al., 2018, 2019, 2020), se paragonati agli abitanti delle zone rurali. Lo studio
di Kristine Engemann e colleghi svolto in Danimarca nel 2020 esplora l’associazione tra ambienti di crescita differenti e lo spettro di 18 disturbi psichiatrici. Il modello di regressione calcolato dagli autori, con un aggiustamento per età, anno di nascita e sesso, ha mostrato una percentuale inferiore di disturbi psichiatrici nei bambini cresciuti in ambienti con più elementi naturali, rispetto ai bambini cresciuti in ambienti urbani. I
risultati ottenuti evidenziano che l’esposizione ad ambienti naturali in infanzia può diminuire il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici in età adulta. Non sono state rilevate differenze nel tasso di prevalenza tra le quattro classi di tipologia del suolo (spazi verdi naturali, spazi blu, aree coltivate e aree urbane) per 6 dei disturbi indagati: disturbo
schizoaffettivo, disabilità intellettiva, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo bipolare, disturbo depressivo con ricadute, disturbi del comportamento alimentare. È stata invece osservata una differenza statisticamente significativa negli altri 12 disturbi, tra cui disturbi
da uso di sostanze, schizofrenia e disturbi correlati, disturbi dell’umore, disturbi correlati allo stress e disturbi psicosomatici (Kristine Engemann et al., 2020). La schizofrenia è uno dei disturbi più studiati in relazione all’aumento del livello di
urbanizzazione. Nonostante abbia un elevato tasso di ereditarietà, il rischio di sviluppare schizofrenia è influenzato anche dalle caratteristiche ambientali, in quanto le componenti genetiche non spiegano pienamente l'insorgenza del disturbo (Kristine Engemann et al.,
2018). La schizofrenia è un disturbo del neurosviluppo, quindi l’influenza dell’ambiente è particolarmente significativa soprattutto nei primi anni di vita, periodo critico durante il quale avviene lo sviluppo neuronale. Due studi di Kristine Engemann e colleghi, pubblicati nel 2018 e nel 2019, indagano l’associazione tra la densità di spazi verdi nell’ambiente di crescita e il rischio di sviluppare schizofrenia in età adulta. I dati ottenuti
dal primo studio (Kristine Engemann et al., 2018) riportano che il tasso di incidenza dello spettro della schizofrenia diminuisce all’aumentare del valore medio dell’indice NDVI: un valore prossimo a uno dell’indice indica un’alta densità di vegetazione, un valore prossimo a zero dell’indice indica una bassa densità di vegetazione. I dati ottenuti dimostrano una relazione dose-risposta rispetto all’ampiezza degli spazi verdi presenti nei luoghi vissuti in infanzia e il rischio di sviluppare schizofrenia in età adulta. L'effetto delle aree verdi è in gran parte indipendente dal livello di urbanizzazione ed è abbastanza
robusto da permettere di controllare potenziali fattori confondenti. In conclusione lo studio considera lo spazio verde come un fattore ambientale di protezione. Secondo gli
autori (Kristine Engemann et al., 2019)sono tre le proprietà della natura che incrementano il benessere individuale: la mitigazione, il ripristino e la promozione. L’ambiente naturale riduce il danno, ad esempio moderando l’esposizione a fattori di stress come inquinamento acustico e luminoso; ristabilisce le capacità cognitive, mediante il ripristino
dell’attenzione e la diminuzione dello stress e incrementa il benessere, incoraggiando l’attività fisica e migliorando il funzionamento immunitario.

Un altro disturbo del neurosviluppo, studiato in relazione alla densità delle aree verdi nell’ambiente di crescita durante l’infanzia, è il disordine da deficit di attenzione ed iperattività. L’eziologia dell’ADHD non è ancora del tutto chiara, sicuramente nello svilupparsi del disturbo incidono sia fattori genetici che fattori ambientali, come ad esempio fattori prenatali e perinatali, tossine presenti nell’ambiente, fattori psicosociali
(Thygesen M. et al. 2020). È stato dimostrato che l’accesso alle aree verdi durante l’infanzia favorisce lo sviluppo cognitivo e il benessere psicologico, si ipotizza quindi che il contatto con la natura possa rappresentare un fattore positivo anche per i bambini
con ADHD (Tillmann S., Tobin D., Avison W., Gilliland J., 2018). Numerosi studi hanno dimostrato che giocare in ambienti naturali riduce le difficoltà attentive nei bambini con
ADHD (Thygesen M. et al. 2020). In uno studio ecologico condotto in California, la presenza di ampi spazi verdi, soprattutto di aree boschive, è associata a una minore prevalenza di autismo. La relazione tra verde e autismo è stata riscontrata in particolar
modo nei quartieri con un’elevata percentuale di strade (Fong K.C. et al., 2018; Wu J., Jackson L., 2017). Secondo alcuni autori tale associazione potrebbe essere motivata dalla diminuzione del rumore e dell'inquinamento atmosferico legato al traffico in città, nonché alla riduzione dello stress nelle donne durante la gravidanza e nei bambini.

Caratteristiche dell’ambiente urbano che compromettono il benessere
In accordo con la letteratura indagata, è possibile ipotizzare che gli ambienti naturali tendano a diminuire il livello di stress durante l'infanzia, ridurre gli inquinanti atmosferici
e migliorare il funzionamento immunitario. Mentre alcune delle caratteristiche dell’ambiente urbano, non ancora chiare e definite, rappresentano un fattore di rischio sia
per la salute fisica che per la salute mentale. Consultando la letteratura scientifica corrente è possibile formulare ipotesi plausibili sulle caratteristiche dell’ambiente urbano che compromettono il benessere individuale:

Inquinamento atmosferico

Inquinamento acustico

Effetto isola di calore

Stress percepito

Basso valore dell’indice NDVI.

 

Depressione Postnatale (DPN) sofferta dagli uomini in transizione alla genitorialità per la prima volta

La nascita di un figlio, soprattutto se il primo, rappresenta per entrambi i genitori uno dei marker events di vita caratterizzati da una grande vulnerabilità psicologica, in cui si è di conseguenza sottoposti ad un rischio maggiore di sviluppare un disturbo affettivo. Rispetto alla depressione postparto della donna (DPP) la depressione postnatale (DPN) paterna è relativamente poco studiata e vi viene posta un’attenzione inferiore; nonostante questo sempre più studi scientifici dimostrano che anche gli uomini, nello specifico quelli in transizione alla genitorialità per la prima volta, possono sviluppare una DPN nel periodo successivo al parto. In ambito di prevenzione della malattia, risulta quindi fondamentale lavorare sull’informazione, l’educazione e la sensibilizzazione al problema. OBIETTIVI Lo scopo di questo lavoro di ricerca è quello di comprendere quale sia il rischio per un uomo che si confronta con la paternità per la prima volta di manifestare dei sintomi depressivi o di riscontrare una depressione postnatale nel corso del primo anno di vita del bambino, capire quali siano i suoi bisogni e in che modo gli infermieri possano intervenire al fine di prevenire la malattia e promuovere la salute psico-fisica paterna. La conclamazione della DPN nell’uomo sia scaturita essenzialmente in presenza di cinque fattori di rischio: un basso livello di scolarizzazione, un basso reddito, una gravidanza indesiderata, una scarsa percezione del supporto sociale e scarse informazioni, e, infine, la diagnosi di depressione postparto nella compagna. Oltre a questi, anche l’età dei neo-papà ed il livello di soddisfazione all’interno della coppia risultano essere fattori determinanti nello sviluppo di una DPN nel corso del primo anno di vita del bambino. Uno studio ha inoltre rilevato la preferenza ed il sesso del bambino. A dipendenza dell’età, del periodo di rilevazione degli score depressivi e degli aspetti sociodemografici, gli uomini in transizione alla paternità per la prima volta riscontrano un rischio che varia dal 10,3% al 27,9% di sviluppare una DPN con i relativi sintomi simil depressivi. Dall’analisi degli studi si evince l’importanza per gli uomini di ottenere un supporto sia sociale che famigliare migliore e più elevato rispetto a quanto percepiscono e, soprattutto, il desiderio, nonché bisogno, di reperire un maggior numero di informazioni relative l’aspetto genitoriale nel suo complesso, dalla gravidanza, al parto e, infine, alle cure e alla crescita del bambino, in modo da affrontare la transizione alla paternità in maniera funzionale e positiva, preservando la loro salute mentale

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