Deficit di Attenzione ed Iperattività/impulsività (ADHD

È un disordine dell'età evolutiva caratterizzato da un'attività motoria eccessiva e da un'impulsività comportamentale e verbale 

 

Il Deficit di Attenzione ed Iperattività/Impulsività (ADHD) è un disturbo dello sviluppo del sistema nervoso centrale (neurosviluppo) caratterizzato da difficoltà di attenzione, irrequietezza e problemi nel controllo degli impulsi.

Queste caratteristiche del comportamento compromettono, con differenti livelli di gravità, la qualità di vita del bambino nei vari ambienti in cui si trova a trascorrere la propria giornata.

L’ADHD è uno dei più comuni disordini dell'età evolutiva, con una frequenza del 3-4% dei bambini e un rapporto maschi-femmine 3-4:1.
È caratterizzato da vari livelli di:

  1. Iperattività, cioè attività motoria eccessiva, persistente e continuativa;
  2. Deficit di attenzione (facile distraibilità, tempi di attenzione ridotti, difficoltà a seguire le istruzioni);
  3. Impulsività nei comportamenti e verbale (iperverbosità, difficoltà a rispettare il proprio turno, interrompe frequentemente le attività altrui).

Sebbene i bambini siano tutti molto attivi, stentano a mantenere a lungo l’attenzione e sono spesso impulsivi; i bambini con questo disturbo hanno livelli di iperattività, di deficit di attenzione e di impulsività che non sono comparabili con quelli dei bambini della stessa età.

Le caratteristiche elencate, tendenzialmente, si manifestano prima dei 12 anni, con maggiore frequenza  in età prescolare (3-6 anni) dell’iperattività motoria caratterizzata da:

  • Frequenti crisi di rabbia;
  • Gioco ridotto e semplificato;
  • Litigiosità;
  • Atteggiamenti provocatori;
  • Assenza di paura e di senso del pericolo;
  • Incidenti frequenti;
  • Comportamenti aggressivi;
  • Disturbi del sonno. 

Di solito in età scolare (6-12 anni) i bambini con ADHD mostrano un'apparente accentuazione dell'irrequietezza, con disattenzione e impulsività, frequenti difficoltà scolastiche, bassa autostima e rifiuto da parte dei coetanei.

Le problematiche descritte sono ben differenti dalla comune vivacità e curiosità dei bambini; anzi, la frequenza e la pervasività di questi sintomi compromettono in modo patologico il sano e pieno sviluppo psicomotorio del bambino

Telese Terme (BN)

ADHD NELL'ADULTO: L'IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI SPECIFICA

 

https://www.associazioneaifa.it/centri-e-risorse-che-si-occupano-di-adhd-campania/#b15c668bbc63e5b7e

 

Gli adulti con ADHD vengono percepiti dagli altri come persone svogliate, incompetenti e improduttivi. Loro stessi, spesso non essendo consapevoli della loro condizione, danno la colpa a sé stessi per la mancanza di capacità interpersonali e il livello inadeguato di concentrazione. Nasce così l’importanza e la necessità di fare diagnosi anche in età adulta e accettare questa realtà al fine di trovare strategie per organizzarsi.  

I clinici sono sempre più convinti che i sintomi dell’ADHD possano proseguire per l’intero ciclo di vita, dall’infanzia all’età adulta (Brown, 2000). Secondo studi epidemiologici internazionali, l’ADHD colpisce tra il 3% ed il 4,5% della popolazione adulta. Inoltre, non soltanto una parte dei sintomi tipici del disturbo in età infantile tendono a riproporsi, ma nuovi tratti fanno la loro comparsa e vanno a caratterizzare l’ADHD nell’adulto, che risulta associata ad una costellazione variegata di problemi psico-sociali.

 

Il quadro clinico si caratterizza in una variegata serie di problematiche che limitano la maggioranza delle aree di vita delle persone che ne soffrono. Nel dettaglio le caratteristiche che più frequentemente si presentano nell’adulto sono:

  • disattenzione cronica esplicabile in diverse forme (distraibilità, scarsa capacità nel prestare e mantenere a lungo l’attenzione e nel portare a termine i compiti affidati, propensione ad evitare impegni che richiedono uno sforzo mentale protratto nel tempo, incapacità di mettere a fuoco la tematica principale, dimenticanze ecc..);
  • impulsività comportamentale e/o verbale. A livello comportamentale sono presenti agitazione, difficoltà a stare seduti e a fare le cose senza pensare alle conseguenze. A livello verbale possono essere persone logorroiche, che parlano sopra gli altri e spesso non filtrano ciò che va detto in base al contesto, risultando spesso offensivi, cinici troppo espliciti;
  • disorganizzazione (caos e casualità nella pianificazione di pensiero e azione);
  • scarse capacità sociali e di mentalizzazione. L’adulto con ADHD (soprattutto se mai diagnosticato) sviluppa purtroppo scarsissime capacità sociali,e la sua vita privata spesso è squilibrata e disastrosa. Anche la sensazione costante di “noia” aggrava la situazione e fa saltare i soggetti da un’azione a un’altra, da un lavoro all’altro, da una relazione all’altra.
  • sensazione di noia e difficoltà ad essere soddisfatti con lo svolgimento del proprio lavoro o di altri aspetti della vita quotidiana. A livello lavorativo è intuibile il disagio provocato da dimenticare ordini, scadenze, riunioni e appuntamenti. Oltre ai problemi di attenzione spesso i soggetti con ADHD si stancano facilmente, discutono con i colleghi o i titolari, vengono licenziati o comunque prediligono la formula “tanti lavori di breve durata”. Sono soggetti che lavorano ad un livello molto inferiore alle proprie potenzialità;
  • labilità emotiva. I problemi di vita quotidiana aggravano spesso il tono dell’umore e possono fare ricorso all’uso di sostanze. 

    Studi recenti ci dicono che il 15% di adulti con ADHD ha una comorbilità con il Disturbo da Uso di Sostanze (DUS). Viceversa, il 23% di chi è dipendente da sostanze è affetto anche da ADHD.



    Ci sono molte ipotesi sulle cause di questa forte associazione e si sono esplorati fattori genetici e ambientali: se da un lato chi è stato esposto a sostanze durante la gravidanza ha più probabilità di avere l’ADHD, dall’altro molti soggetti si avvicinano alle sostanze stupefacenti proprio a causa di quell’irrequietezza difficile da gestire o della noia difficile da tollerare.

La diagnosi di ADHD include:

  • Esami medici: per escludere altre possibili cause di natura organica;
  • Raccolta anamnestica: per ottenere informazioni riguardanti la storia clinica pregressa, storia familiare, personale e storia dell’insorgenza dei sintomi;
  • Somministrazione di test di valutazione psicologica e neuropsicologica.

La valutazione della presenza dell’ADHD nell’ adulto è un processo sistematico, che ha lo scopo di evidenziare la durata dei sintomi e il livello di invalidità che causano alla persona. Gli elementi di interesse diagnostico consistono nell’esordio infantile del disturbo, i sintomi presenti nell’età adulta e la presenza di invalidità in almeno due campi di vita, tra cui la famiglia, la scuola, il lavoro e le relazioni interpersonali.
È necessario evidenziare anche le caratteristiche associate al disturbo,
i disturbi che possono insorgere in comorbidità con ADHD sono:

  • Disturbi dell’umore: molti adulti possono presentare depressione, disturbi bipolari o altri disturbi dell’umore che non sono necessariamente dovuti all’ADHD. In effetti un’esposizione ripetuta a fallimenti e frustrazioni dovute all’ADHD potrebbe peggiorare la depressione;
  • Disturbi d’ansia: possono causare preoccupazioni travolgenti, nervosismo e altri sintomi;
  • Altri disturbi mentali: gli adulti con ADHD sono più a rischio di sviluppare disturbi psichiatrici come disturbi di personalità, disturbo esplosivo-intermittente e disturbo da abuso di sostanze;
  • Difficoltà di apprendimento: gli adulti con ADHD ottengono generalmente punteggi più bassi ai test rispetto a quanto ci si aspetti per età, scolarità e livello intellettivo. Le difficoltà di apprendimento potrebbero includere disturbi di comprensione e linguaggio.

L’elevata comorbilità psichiatrica rappresenta sia un ostacolo alla diagnosi sia forse uno dei pochi “mezzi” per farla: se discriminare i sintomi di altri disturbi da quelli dell’ADHD è spesso impossibile, a molti soggetti viene riscontrata l’ADHD durate il trattamento di altri disturbi.

 

Hai bisogno di una diagnosi o di una consulenza relativa alla sintomatologia riportata?

 

 

 

La sindrome di Asperger

 

La sindrome di Asperger fa parte dei “disordini pervasivi dello sviluppo”, ovvero quel gruppo di malattie che riguardano il comportamento e la socialità. Si manifesta nei bambini fra i 4 e gli 11 anni di età ed è più frequente nei maschi. La sindrome di Asperger è considerata da molti studiosi come una forma di autismo più lieve (o, come si dice in gergo, “ad elevato funzionamento”), poiché i bambini con questo tipo di disturbo si comportano in modo ripetitivo, schematico e si relazionano poco con gli altri coetanei; proprio come i bambini autistici. Diversamente dall’autismo, però, un bambino con la sindrome di Asperger riesce a esprimere chiaramente sentimenti di affetto e di attaccamento nei confronti dei propri familiari, ha un’intelligenza e un linguaggio nella norma e i suoi sintomi non peggiorano col passare degli anni.

Alla diagnosi di sindrome di Asperger si arriva in maniera graduale, partendo dall’osservazione del bambino. Esistono delle “bandierine rosse” che genitori e pediatri devono prendere in considerazione nel comportamento del piccolo:

  • non aggancia lo sguardo delle persone che si rivolgono a lui e non ricambia i sorrisi
  • presenta un’attenzione eccessiva verso determinati oggetti o interessi (musica, aritmetica, ecc.); ad esempio memorizza dati di scarso valore, come gli orari dei treni
  • non gioca con gli altri bambini e non accetta il confronto con altri
  • se gli capita di giocare con dei coetanei può utilizzare un linguaggio offensivo o assumere atteggiamenti violenti, senza rendersi conto di poter far male ai suoi compagni
  • si muove in maniera impacciata, cammina in modo maldestro

 

Sindrome di Asperger nell’adulto

 

Poiché la Sindrome di Asperger, così come gli altri disturbi inclusi nello spettro autistico, è descritta come tendenzialmente diagnosticata nell’infanzia o nell’adolescenza, ci sono ad oggi pochissimi studi che trattano la manifestazione della Sindrome in età adulta. Tuttavia, è comunque possibile identificare alcune caratteristiche che si possono ritrovare nelle persone Asperger, e che rappresentano i principali motivi per cui può essere richiesto un intervento.

  • scarse capacita’ di problem solving e di giudizio.
    Nonostante possano presentare un buon adattamento e un livello di educazione elevato, gli adulti con Sindrome di Asperger sono caratterizzati da scarse capacità di problem solving e difficoltà nell’emettere giudizi, ragione per cui alcuni di loro possono richiedere in intervento psicoterapeutico a causa di una regressione del funzionamento, avvenuta in seguito a eventi stressanti o cambiamenti di vita importanti (in questi ultimi sono inclusi anche i naturali cambiamenti dovuti alle fasi di sviluppo e alla crescita)
  • mancanza di indipendenza.
    Una seconda caratteristica degli adulti con Asperger è la frustrazione per la mancanza di indipendenza. Questo è anche uno dei motivi per cui il passaggio dall’infanzia all’età adulta è un momento estremamente delicato: in questo periodo infatti i cambiamenti nell’ambito dello studio, del lavoro e delle interazioni sociali possono mettere in evidenza le difficoltà che queste persone presentano, soprattutto nel confronto con i pari. In questo modo, alla frustrazione per non raggiungere, eventualmente, la totale indipendenza (per esempio economica o lavorativa), si aggiunge la consapevolezza di non soddisfare le aspettative nei propri confronti, specialmente per quegli individui che in passato hanno collezionato successi accademici, portando le persone intorno a loro a presumere che il passaggio all’università o al lavoro sarebbe stato semplice
  • disregolazione emotiva.
    Gli adulti con Sindrome di Asperger possono manifestare anche una difficoltà, più o meno marcata, nel regolare le emozioni, in particolare ansia e rabbia. Questo può portare ad aggravare i problemi nell’intraprendere e mantenere relazioni interpersonali, favorendo così l’emergere di ulteriore rabbia e frustrazione e creando un circolo vizioso di difficile risoluzione. L’ansia, d’altra parte, viene alimentata dalla difficoltà a comprendere come comportarsi nei contesti sociali, e nel decifrare il linguaggio non verbale e i canoni sociali, e può condurre la persona a decidere di rinunciare alle relazioni e alle interazioni, con conseguente sviluppo di evitamento e ritiro
  • isolamento e depressione.
    Come naturale conseguenza di quanto sopra citato possono emergere pervasivi sentimenti di solitudine e isolamento che, in alcuni casi, favoriscono la comparsa di depressione, dato che, contrariamente a quanto di solito si pensa, le persone con Sindrome di Asperger sono spesso molto interessate e motivate a stringere amicizie e relazioni, ma mancano delle abilità per farlo. Questo punto è molto importante e purtroppo tende ad essere sottovalutato, perché spesso l’intelligenza e i talenti di queste persone possono mascherare i sintomi depressivi, che risultano quindi difficilmente diagnosticabili
  • mancanza di lavoro.
    Infine, un problema spesso riportato da adulti con Sindrome di Asperger è rappresentato dalla sottoccupazione/disoccupazione: pur presentando intelligenza nella media o superiore, queste persone vengono penalizzate dalle difficoltà che hanno nell’adattarsi all’ambiente lavorativo e nel rapportarsi con colleghi e superiori; inoltre, in aggiunta alle disabilità sociali che possono essere presenti, c’è spesso anche una bassa tolleranza allo stress, che conduce a reazioni disadattive (per esempio, comportamenti autolesivi), che portano chi li circonda a giudicare gli adulti Asperger come bizzarri o, talvolta, pericolosi. Si comprende bene, dunque, come questo insieme di caratteristiche possa comportare notevoli difficoltà nella ricerca e nel mantenimento di un lavoro.

Tutto ciò, bisogna ricordare, va ad aggiungersi alle caratteristiche tipiche della Sindrome: oltre alla già citata menomazione del funzionamento sociale e interpersonale, si manifesta una gamma di interessi ristretti e ripetitivi che, nei casi più fortunati, viene vista come una particolarità, ma che raramente viene interpretata come un talento peculiare, su cui puntare anche, per esempio, per l’inserimento nel mondo del lavoro.

Comorbidità:

La letteratura riporta tassi elevati di comorbidità fra AS e alcuni disturbi psicopatologici, in particolare con il Disturbo Bipolare (DB). Tale associazione è descritta a partire dall’adolescenza e il DB assume spesso in questi pazienti caratteristiche cliniche atipiche, che ne rendono particolarmente complesse l’identificazione e la gestione terapeutica.

Inoltre,depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo.

 

Abilitazione/"Patentino” per l'uso Clinico- somministrazione e interpretazione dell'ADOS -2

IRCCS Fondazione Stella Maris